2001 - Introduzione a Piccola Antologia di scrittrici italiane

25 Aprile 2017

 Piccola Antologia di scrittrici campane, a cura di Anna Santoro, IntraMoenia, 2001

                                         

Introduzione

 

Questa piccola raccolta di testi, pochi rispetto a quanti avrei voluto presentare e per i quali mi riservo una successiva occasione, offre, con semplicità, il primo percorso di lettura della produzione femminile in Campania dagli ultimi decenni dell’800 ad oggi. Vi si trovano pagine di autrici a noi contemporanee e pagine di autrici del passato, conosciute e stimate ai loro tempi, successivamente cancellate dalla memoria collettiva eppure vive e operanti nella nostra cultura. Sono queste le nostre madri: sono donne che con opere e comportamenti hanno anticipato questioni sociali, politiche, culturali, ancora attuali e hanno contribuito a farci come siamo.

 

Questo libricino nasce in occasione della Manifestazione “A viva voce: scrittrici campane”, curata dall’Araba Felice, con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura della Regione Campania, realizzata a Napoli il 7 Maggio 2001: ne è memoria e, allo stesso tempo, ne è origine.

Nell’ideare la Manifestazione, infatti, ho tenuto conto di due percorsi di ricerca che da anni porto avanti: il primo riguarda la ricerca-lettura-visibilizzazione delle scrittrici italiane di ieri e di oggi[i], il secondo si incentra sulla voce (voce come suono-linguaggio del corpo e voce come interrelazione tra parola, scrittura, musica, gesto, figura), sui modi e le finalità della Lettura ad alta voce, sul Senso del suono (verbale e non verbale)[ii].

L’intreccio tra i due percorsi, già presente in tante altre manifestazioni e arricchito di volta in volta da nuovi esperimenti e nuove suggestioni[iii], segna ora una tappa importante per tanti motivi. Il lavoro di preparazione alla Manifestazione sulle scrittrici campane, infatti, portato avanti come Laboratorio di ricerca e di approfondimento, ha messo in relazione saperi, conoscenze, competenze, di quante, e di quanti, vi hanno partecipato. Così complimenti e ringraziamenti sentiti e affettuosi vanno a Eleonora, a Ilaria, a Roberta, a Francesco, a Sergio…

 

La Manifestazione, che porteremo in giro sul territorio regionale e nazionale, presenta ulteriori stimoli e riflessioni, perché Il Laboratorio, giovandosi di corpi e di voci di giovani donne (e di giovani uomini), ha dato forma ad una lettura che restituisce e rende evidente un principio a cui  da tempo sono personalmente molto legata (e che finalmente è praticato da giovani quarantenni): e cioè che la parola nasce come linguaggio del corpo, nasce come suono, e che le donne, da sempre dotate di spiccate capacità relazionali e affettive manifestate, qui è il punto, concretamente nei comportamenti, come scrittrici fanno tesoro dell’oralità (e delle “leggi retoriche” ad essa legate) che è alle radici della parola e che ad essa torna.

Dunque la Manifestazione riporta ad uno spazio del quale i corpi prendono possesso e significano se stessi tramite l’orgogliosa creazione della parola. La voce, grazie a ciò, dà nuova vita non solo alla parola sepolta delle madri, ma a quella delle scrittrici di oggi. E ancora: Il Laboratorio, avvalendosi per questa operazione dell’apporto significativo di giovani donne (e di giovani uomini) che, di fatto, danno forma al proprio sguardo e alla propria lettura di opere, figure e linguaggi, imprudentemente oggi dichiarati lontani dalla sensibilità delle nuove generazioni, offre un esempio di  come affrontare il così detto “vuoto generazionale”. Esempio utile soprattutto alla scuola, spesso disorientata e, spesso, lanciata in operazioni più di immagine che di sostanza.

La relazione tra le ragazze (e i ragazzi) e la letteratura (dei secoli passati ma anche del presente) passa non attraverso la produzione di opere “per i giovani”, “giovanilistiche”, “giovanili”  o che dir si voglia, non attraverso, per quanto riguarda le donne, la creazione e la proposta di un nuovo Canone (se ne stiamo attaccando uno, quello che si considera L’unico, è esattamente perché non ci piace la stessa nozione di Canone, sempre meno credibile in un mondo che intreccia culture diverse e variamente – ma misurate su quale canone?- ricche di prospettive e di qualità) ma osservando con curiosità e attenzione ciò che le ragazze e i ragazzi  vedono nelle opere che noi amiamo.

 

Consegnare, soprattutto ai giovani, una piccola Antologia di scrittrici campane è per me una grande soddisfazione.

L’auspicio è che queste pagine possano spingere la lettrice e il lettore a cercare le opere dalle quali sono tratte e a interessarsi della ricerca che molte studiose portano avanti interrogandosi sulla produzione femminile. La quale produzione femminile (deve, ahimè!, ancora essere sottolineato) non è uno “specifico” della tradizione letteraria ma costituisce un corpo ricco e articolato che rappresenta e contiene, a sua volta e a suo modo, il mondo visto e vissuto, immaginato, sognato, temuto dalle donne, cioè il loro contesto. Ciò che per loro è il contesto.

Per “leggere” questa ricchezza, questa articolazione delle scrittrici italiane, per leggerne la finezza, la ricerca e le soluzioni sul piano narrativo e linguistico da esse inventate e che non sono seconde né alla produzione maschile né a quella femminile di altre lingue, per leggere, per esempio, la forza e la modernità delle intellettuali che già sul finire dell’800 anticipano temi ancora oggi dibattuti, bisogna intendere e accogliere il punto di vista, la cultura, le citazioni che ciascuna di esse compie, bisogna riflettere su ciò che esse vedono e desiderano rappresentare, sempre ciascuna a suo modo, bisogna annotare quanto la cultura e il linguaggio tradizionale fossero ostili a questo fare e con quanta maestria esse riuscirono a piegarlo.

 

Qui viene offerto un “percorso di lettura” che privilegia e attesta (pur se con la sofferta esclusione di tante altre) presenze vive di un territorio, la Campania, di cui è ancora difficile segnalare, credo in tutti i campi certo in quello culturale, i contorni, la ricchezza e l’articolazione. Troppo forte è stata sempre la presenza accentratrice di Napoli che ha fatto sì che si parlasse di Napoletani, mai di Campani (ancora meno di Campane). E’ da poco iniziato il lavoro di indagine, in vari campi, che si interroga sull’essenza, sulla varietà, sulla ricchezza della nostra tradizione. Questo al fine di acquisire identità per poi, in certo senso,  scioglierla, sicure e sicuri della soggettività recuperata, e recarsi ad uno scambio di doni con altri territori e altre culture.

E’ stato il pensiero femminile che ha elaborato il percorso che va dalla presa di coscienza di sé all’apertura e all’intreccio con l’altra/l’altro da sé e le scrittrici qui presenti, assieme a tante altre, rappresentano esattamente questo percorso (sia ciascuna di esse al proprio interno, sia nel corso del tempo). Il rapporto con la propria terra e la propria tradizione, la propria culturale, molto forte, non le porta mai ad una chiusura, né tanto meno ad una glorificazione folcloristica, ma apre lo sguardo e la parola. Sia di loro che scrivono sia di noi che leggiamo.

 

Nel leggere tutte insieme queste pagine, e magari le opere da cui sono tratte se non l’intera produzione delle scrittrici qui presentate, possiamo anche iniziare ad annotare alcuni elementi che, pure se ciascuna a suo modo, tutte[iv], di fatto, privilegiarono e privilegiano. Intanto il punto di vista, la ricostruzione di scenari popolati e animati da donne, l’attenzione alla condizione femminile, la lettura della soggettività femminile, la necessità di libertà (di espressione, di scelte di vita, di lavoro, di comportamenti, di sentimenti…), ma anche, e in realtà soprattutto, la capacità descrittiva, in senso del tutto inedito, e uno sguardo che si posa, spesso malinconico quando non sia ardente di proposte, sul mondo, sui meccanismi che lo governano e dai quali le donne si sentono distanti (guerre, prepotenze, egoismi…) e assieme, un senso di responsabilità, di desiderio di contare per (qualcuno se ne ricorda?) trasformare il mondo. Non aprirò, per mancanza di spazio, il tema, indagato altrove, che riguarda lo scrivere di sé e il rapporto tra autobiografia e autografia. Certo è che tra sentimento di onnipotenza e frustrazione, le scrittrici, soggetti nomadi nel senso più esteso del termine, danno forma al proprio desiderio, usandolo. Vale a dire, creano una lingua, creano un discorso, creano mondi che, dopo la lettura, da immaginari diventano reali, creano personaggi che rimangono vivi e indimenticabili. E creano un pubblico.

 

Anna Santoro

 

[i] Cfr. per lo meno: A. Santoro, Scrittici italiane del primo ventennio, Bulzoni, 1997 (dove si troverà una Bibliografia completa e una guida per aggiornarla).  id., Scrittrici campane, di prossima uscita, in Il Novecento. La Campania. A cura dell’Istituto Croce…… Questo Saggio è indispensabile per tutto il discorso: ad esso rimando per notizie sulle autrici trattate e per il disegno contestuale tracciato.

[ii] Rimando (oltre che alla mia ricerca come poeta-performer) a tutta l’attività dell’Araba felice, dal Convegno Centauri, Farfalle, e appassionatamente tutti gli altri (1986), al Progetto A VIVA VOCE – Portiamo i libri nelle case (dal 1992), che in tanti anni di attività ha realizzato Spettacoli, Performances, Laboratori di Lettura, Manifestazioni con la partecipazione di migliaia di studenti e di studentesse, vari Progetti di Lettura nei luoghi della reclusione sociale (ospizi, centri per anziani, ospedali) e che è stato per anni assunto come Piano provinciale per la Promozione della Lettura del Provveditorato di Napoli.

[iii] Ultimamente ha raggiunto esiti di grande interesse, grazie al lavoro, all’impegno e alla bravura di giovani donne (Eleonora D’Urso, attrice, Ilaria Graziano, cantante) che, su questa linea, hanno inventato soluzioni originali, modalità, di approccio al testo e di  sua resa, di grande fascino, realizzando, per esempio, la Performances………………………

[iv] Con le giovani generazioni di scrittrici, qui rappresentate da un unico esempio, questa affermazione viene parzialmente messa in discussione. E infatti, mi riferisco sempre a esempi e non a modelli. Ma il discorso è comunque moto lungo e articolato.

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