Poesie 1965 (2)
queste parole così brevi e spezzate
zampilli su un fiore dell’acqua
che scroscia sui monti a cascate
quest’onda che spazia violenta
avrebbe bisogno di forza di punte
di tenere voci di suoni feroci
ho solo parole che sono
spruzzo leggero sull’erba dell’acqua
di un fonte che lunghe fila di contadine
con secchi colmi fa tornare
son giunte recando per mano il bambino
e in capo su panni ritorti
hanno ceste di mele al lato
legati hanno secchi che vanno riempiti
ed è solo al bambino che giova
lo spruzzo dell’acqua
che non cade nei secchi
a lui piace saltando gridare
la fronte bagnata
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essere punta di lancia
affondare radici nella terra
succhiarne linfa
assaporare le cose
bere la luce
diventare sole
rompere il mare
portarne via un pezzo tra le mani
strappare la coda del vento
tirarmela dietro attorcigliata al braccio
afferrare stelle
staccare un quadrato di cielo
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Lunghe sere d’estate
passate al balcone
aspettando
Era la giovinezza stessa
stare lì ferma fremendo
vedevo altri passare - qualcuno
guardare i miei capelli biondi
le braccia nude lungo i fianchi
sognavo la mia estate
le mie uscite con accanto qualcuno
aspiravo la pelle abbronzata
cantavo discorsi alla luna
cercandole gli occhi
e scalpitavo
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tu
mi rimani accanto
senza badare ai miei occhi stanchi
larghi di luce se guardano lontano
tu
dei miei sorrisi misteriosi incurante
delle malinconie laceranti dimentico
affondi lo sguardo nei miei capelli lisci
e li avvolgi in ricci
attorno ai compatti raggi
del tuo amore
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Quel poeta meraviglioso che sognai
non verrà più
m’ha detto addio in una notte
senza luna
è andato via per altre strade
verso fanciulle nuove innamorate
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Talmente perentori
e sicuri delle vostre verità
che vi ho amato con ferocia
per rassomigliarvi
Ora lucida vi osservo
muovere le mani
con tanta ansia
da farvi odiare
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